La geografia del culto di san Leucio
Il culto di San Leucio, già radicato in area pugliese, viene diffuso intorno al IX secolo dai Longobardi di Benevento, insieme al culto di altri Santi.
Leucio, discepolo di Sant’Ermete, difensore dell’ortodossia, partito da un Egitto in preda al caos ed all’eresia, potrebbe essere giunto a Brindisi come profugo o visitatore di confratelli all’inizio del V sec., per liberare anche questa città dagli eretici e riscattarla a pieno dal paganesimo, in un territorio disegnato dalla presenza di diverse comunità di monaci, ai quali, con buona probabilità, è diretta la Vita Antonii scritta da Sant’Atanasio di Alessandria.
Diversi toponimi e numerosi monasteri, chiese, cappelle, basiliche e sacelli in onore del Santo, sono presenti nei documenti antichi ed attestano il suo culto, oltre che a Brindisi, Canosa e Trani, anche a Molfetta, Bari, Massafra , Conversano ed Oria, sede episcopale dopo la distruzione di Brindisi. A Nardò il monastero di San Leucio, fiorente intorno al mille, presenta il rito italo-greco ; a Lecce il culto di San Leucio assume connotazioni locali, quasi una sorta di duplicazione della sua opera di vescovo e di evangelizzatore in ambiti leccesi.
In Campania il culto è vivo nelle aree di penetrazione longobarda : Benevento, Capua, Montevergine, San Leucio del Sannio, Suessola presso Nola, San Salvatore Telesino, nel medioevo zona paludosa e malarica, fino a Veroli, in provincia di Frosinone. A Caserta, per volere di Ferdinando IV, nel 1789, alle pendici del monte che ospita una chiesetta di San Leucio, viene fondato l’omonimo villaggio, dichiarato Real Colonia, comprendente una manifattura di seta ed una filanda, contornate da case a schiera per gli operai, organizzati con regole di “socialismo” di avanguardia.
In Abruzzo-Molise il culto di San Leucio si afferma dapprima fra IX e X secolo, ad opera dei Longobardi, ma acquista nuovo slancio e vigore fra XIII e XV secolo, veicolato lungo le piste armentizie, con la ripresa della grande transumanza orizzontale con la Puglia, organizzata razionalmente e disciplinata giuridicamente sotto Alfonso d’Aragona. Spostato l’asse devozionale a favore di altri Santi nei secoli successivi, nel XVIII secolo torna di nuovo in auge il culto leuciano. La venerazione del Santo si polarizza lungo i percorsi, gli snodi ed i terminali nevralgici dei tratturi, a Roccadimezzo, Villavalleloga e Pietracamela, ma soprattutto ad Atessa, crocevia di bracci e tratturelli che si diramano verso l’interno. Inoltre, nel Chronicon Farfense, troviamo menzione di chiese dedicate al Santo nella Marsica, a Campuli (Campli), nella diocesi di Penne e vicino Pizzoferrato, mentre per il Molise ci sono attestazioni di chiese leuciane nelle diocesi di Larino e Termoli.
Infine bisogna ricordare che San Leucio viene festeggiato ad Atessa l’11 gennaio ed il 17 agosto, ma la tradizione della doppia festività ricorre anche a Brindisi (11 gennaio e 1 maggio) ed in altre località, probabilmente legata al ciclo stagionale ed alla devozione locale.
Adele Cicchitti
(Sintesi dall'articolo “La città nata dal miracolo di San Leucio” in Terra e Gente, a. XXIV, 2, 2004)